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BLOG - Il baritono verdiano: due secoli di voce, potenza e pensiero interpretativo

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di Graziano D'Urso

 

 

Nell’universo lirico di Giuseppe Verdi, la figura del baritono occupa un posto privilegiato, tanto da aver creato un vero e proprio archetipo vocale e scenico: il cosiddetto “baritono verdiano”. Una definizione che può sembrare generica ma che, se analizzata con attenzione, racchiude un mondo di sfumature timbriche, potenzialità tecniche, doti attoriali e una spiccata capacità interpretativa. A cavallo tra lirismo e drammaticità, tra dolcezza e ferocia, il baritono verdiano è spesso l’uomo diviso, il padre in conflitto, l’antagonista complesso, il protagonista tormentato. Una creatura vocale che non può prescindere dall’equilibrio perfetto fra bellezza del suono e dominio della parola scenica.

Il percorso attraverso i primi interpreti delle opere verdiane ci riporta a un’epoca in cui la voce era ancora scolpita sulla scrittura del compositore. Raffaele Ferlotti, Antonio Superchi, Felice Varesi, Giorgio Ronconi, Giovanni Guicciardi, per citarne solo alcuni, sono nomi oggi spesso dimenticati dal grande pubblico, ma furono protagonisti delle prime assolute dei capolavori verdiani. A loro si deve l’impronta originaria di personaggi come Macbeth, Germont, Rigoletto, Simon Boccanegra. Il legame diretto con Verdi stesso ci permette di intuire quanto l’autore fosse esigente nel plasmare le sue creature musicali. Dalle cronache dell’epoca emerge un compositore instancabile nel richiedere ripetizioni, sfumature, scelte dinamiche precise, in una tensione continua verso un’espressione sempre più perfetta, viva, vera.

Ma se i primi interpreti ci danno la misura dell’origine, sono i grandi baritoni del Novecento a consolidare e scolpire nella memoria collettiva l’identità del baritono verdiano. Figure monumentali come Giuseppe Kaschmann, Pasquale Amato, Titta Ruffo, Riccardo Stracciari, Mariano Stabile hanno incarnato, ciascuno a modo proprio, le sfaccettature del baritono ideale: voce squillante o brunita, fraseggio scolpito, potenza o leggerezza, sempre al servizio del testo musicale e drammaturgico.

Il secolo scorso ha visto brillare stelle diversissime ma ugualmente imprescindibili: Ettore Bastianini con il suo timbro fascinoso e virile, Cornell MacNeil dalla tecnica impeccabile, Sherrill Milnes con il suo canto intellettuale e scolpito, Piero Cappuccilli maestro del legato, dell’eloquenza del fiato, della forza espressiva. E ancora Aldo Protti, artista capace di affrontare un repertorio vastissimo e di lasciare una testimonianza discografica imponente, oltre a esibizioni memorabili in tutti i teatri del mondo.

Infine, il XXI secolo ha visto sorgere e spegnersi prematuramente una stella che ha saputo coniugare rigore tecnico e profondità emotiva come poche altre: Dmitrij Hvorostovskij. La sua voce d’argento, la sua intensità scenica e il suo straordinario senso del fraseggio hanno riportato alla luce l’ideale verdiano in una forma nuova, moderna, raffinata eppure vibrante. In lui si è cristallizzata la lezione di due secoli di evoluzione vocale e scenica. Un artista la cui memoria ancora oggi incute rispetto e commozione, tanto da trasformare ogni sua interpretazione in un modello di riferimento.

Ma cos’è, infine, che rende davvero grande un baritono verdiano? La risposta non è solo nella voce. Come ci ricorda Enrico Stinchelli, e come lo stesso Verdi ben sapeva, è l’“orecchio” – inteso come sensibilità acustica e autocritica interiore – a governare l’arte del canto. Il baritono verdiano, prima ancora di essere un cantante, è un pensatore del suono. Un artigiano del fraseggio. Un demiurgo della parola in musica. La tecnica, certo, è indispensabile; ma è la capacità di dare senso, respiro, emozione e carne al personaggio che separa il buon interprete dal grande artista.

Questo articolo è tratto da uno dei capitoli de IL BARITONO VERDIANO - Graziano D'Urso, un libro che unisce rigore scientifico, esperienza didattica e passione per l’opera. Se vuoi scoprire a fondo l’identità vocale del baritono nella scrittura verdiana e nel panorama lirico, acquista il libro sul sito dell'editore Lulu Inc. o sui principali e-commerce. È una lettura essenziale per cantanti, insegnanti, studiosi e appassionati della voce operistica.

Se ti fossi perso l'articolo precedente clicca su BLOG - Dentro la voce intermedia: il baritono tra scienza e interpretazione.

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