di Graziano D'Urso
A valle della serie di studi condotti sino ad oggi sulla vocalità operistica, sulla consapevolezza comunicativa ed interpretativa, e sulla didattica vocale - nei suoi aspetti metodologici, deontologici e giuridici - mi sono chiesto se questi discorsi (confluiti in IL BARITONO VERDIANO, La respnsabilità civile dell'insegnante di canto, La professionalità dell'insegnante di canto, La metodologia dell'insegnante di canto e Il canto delle emozioni) non configurassero un nuovo approccio allo studio, alla didattica e alla pratica del canto lirico.
Con riserva di approfondire presto o tardi taluni aspetti psicologici dell'emissione vocale, e - per estenzione - dell'interpretazione scenica (nonché filosofici sul canto come forma artistica di comunicazione), ho voluto delineare alcune caratteristiche della filosofia pedagogica (o approccio didattico-pressivo) via via emersa in questi anni di riflessione.
Dalla lettura dei testi suindicati si rinviene, innanzitutto, come la figura dell'insegnante di canto è concepita come un professionista a tutto tondo, capace di operare in più dimensioni: vocale, pedagogica, psicologico-emotiva e giuridica. La collana in tre volumi — composta da La respnsabilità civile dell'insegnante di canto, La professionalità dell'insegnante di canto e La metodologia dell'insegnante di canto — affronta la didattica vocale in modo tridimensionale e integrato: dalla formazione e competenza tecnica, all'etica e responsabilità, fino ai metodi esercitativi e accademici.
Nella pratica come vocal trainer - a conferma di quanto contenuto nei testi - integro sistematicamente tecniche tradizionali (respirazione, postura, dizione, “appoggio”, passaggio di registro e stili interpretativi) con strumenti derivati dalla vocologia artistica, come analisi acustica, spectrogrammi e elettroglottografia — applicati in una valutazione sia soggettiva sia oggettiva della voce: combino metodi vocali, psicologici, neuroscientifici e scenico-teatrali, proponendo una visione moderna e multidisciplinare della formazione del cantante lirico.
Per vedere più nel dettaglio le principali caratteristiche delle pubblicazioni si osservi quanto segue: IL BARITONO VERDIANO mira a offrire una definizione oggettiva e univoca del “baritono verdiano”, unendo prospettive storico-musicali, vocologico-foniatriche, interpretative-psicologiche e scenico-attoriali: l’obiettivo è una sintesi elegante e completa, basata su fonti come letteratura vocale, epistolari, partiture e direttive sceniche di Verdi; l’aspetto più meritevole de La respnsabilità civile dell'insegnante di canto è la sua originalità epistemologica: non è un manuale di tecnica o didattica, ma un ponte tra vocologia, pedagogia e diritto civile. Qui si dominano i due campi e si fondono in modo coerente, introducendo nel panorama della formazione vocale un tema cruciale spesso trascurato: la tutela fisica e giuridica dell’allievo; ne La professionalità dell'insegnante di canto si approfondisce il tema dell’aggiornamento delle competenze, della deontologia professionale e del ruolo dell’insegnante come vocal coach, counselor e analista vocologico. Sottolinea il duplice compito di accompagnare artisticamente l’allievo e tutelarlo nel rispetto della sua sicurezza fisica e psicologica; in La metodologia dell'insegnante di canto, si accompagna il lettore attraverso una riflessione che unisce aspetti biomeccanico-acustici, filosofico-pedagogici, psicologico-emotivi e giuridico-deontologici. Si configura come un manuale operativo per raggiungere obiettivi di performance vocale, con un approccio integrato tra tecnica, consapevolezza e contesto professionale; Il canto delle emozioni, poi, è un’opera che va oltre il canto tecnico: è un invito a esplorare l’identità vocale come esperienza emotiva e scenica integrata. Si suggeriscono strumenti concreti per trasformare l’ansia in autenticità, la tecnica in evocazione, la performance in dialogo vivo con il pubblico.
L'insegnamento così delineato può essere riassunto nella seguente frase:
"Formare cantanti lirici - ed insegnanti di canto - consapevoli, tecnicamente preparati e scenicamente autentici, attraverso un approccio integrato che unisce tecnica vocale, emozione, interpretazione, scienza vocologica e professionalità deontologica e giuridica."
Questa sintesi riflette i principi fondamentali che si promuovono nella mia didattica, come evidenziato nei testi e programmi didattici: si enfatizza l'importanza di una solida preparazione tecnica, che include esercizi vocali fondamentali e lo studio di brani cameristici propedeutici, mirando a sviluppare una padronanza della voce attraverso l'appoggio, il canto sul fiato e la gestione dei passaggi di registro; l'approccio didattico sottolinea la necessità di integrare l'aspetto emotivo e interpretativo nella performance vocale, preparando gli studenti non solo tecnicamente, ma anche a livello emozionale e scenico; si dedica attenzione alla formazione dell'insegnante di canto, esplorando aspetti biomeccanico-acustici, filosofico-pedagogici e giuridico-deontologici nel vocal training, evidenziando l'importanza della responsabilità e della deontologia professionale.
Questa visione integrata e multidisciplinare dell'insegnamento del canto è ciò che distingue questo approccio nel panorama della didattica vocale: nei testi si insiste sul fatto che la tecnica non deve mai diventare sterile esercizio; l’allievo deve acquisire padronanza degli strumenti vocali per poi “dimenticarli” e metterli al servizio della musica e delle emozioni; si considera il canto una forma di narrazione emotiva: l’insegnante deve guidare l’allievo a non limitarsi a “cantare bene”, ma a dire qualcosa con la voce; non si applica un metodo rigido e universale, ma parte dalle caratteristiche del singolo allievo, e questo riflette la sua convinzione che ogni voce è un mondo a sé e che il compito del docente è farla emergere, non omologarla; ci si ispira alla grande scuola del canto italiano (soprattutto quella verdiana) ma si integrano riflessioni moderne sulla psicologia della performance, sul rapporto corpo-emozioni e sull’interpretazione scenica.
Chiave per comprendere questa nuova filosofia è la centralità dell’individuo-cantante: nelle pubblicazioni citate non si propone, infatti, un modello standardizzato di voce o di didattica, ma un percorso di consapevolezza personale, che unisce tecnica, emozione, etica e cultura musicale; il cantante viene visto non come un mero esecutore di suoni, ma come un interprete responsabile, capace di far convivere rigore tecnico e autenticità emotiva; si nota un’attenzione rara al legame fra scienza vocologica e dimensione interiore: da un lato gli strumenti oggettivi, dall’altro la vita psichica, l’emotività e la libertà espressiva. Questa integrazione è la parte più innovativa e “meritevole”, perché rompe la storica dicotomia fra metodo tecnico-accademico e spontaneità espressiva.
Lo scopo di questa filosofia nuova può essere sintetizzato così: rendere il canto un atto consapevole, dove tecnica, emozione e responsabilità artistica convergono per formare interpreti completi e liberi. La cifra distintiva sta nel voler superare i confini fra disciplina tecnica e libertà emotiva, facendo del canto non solo un’arte performativa, ma anche un cammino di crescita intellettuale, emotiva e persino etica. C’è del nuovo perché nella centralità del messaggio ci si rifiuta di scegliere tra tecnica ed emozione, tra scienza e umanesimo, tra palcoscenico e aula. Questa integrazione può fare la differenza nel formare cantanti consapevoli, longevi e autentici.
Per approfondire queste tematiche leggi IL BARITONO VERDIANO, La respnsabilità civile dell'insegnante di canto, La professionalità dell'insegnante di canto, La metodologia dell'insegnante di canto e Il canto delle emozioni disponibili sul sito e-commerce dell'editore e sui principali store online.
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